La Conoscenza rende Liberi
Serve avere cultura, nell’era di internet? Scrivere oggi ha senso?
Credo proprio di sì e voglio qui condividere il mio pensiero.
Discernendo di cultura, è didattico, per il proseguimento della lettura, distinguere subito l’erudizione dalla cultura: nel primo caso trattasi di un’insieme di nozioni, nel secondo caso le nozioni sono legate tra loro da teorie e principi.
Definita la cultura, procediamo per tappe verso il fine di questa lettura, suggerito dal titolo.
Viviamo in una società dove le informazioni sembrano essere alla portata di tutti, recuperabili inserendo parole chiave nei motori di ricerca, ottenendo riposte istantanee ai nostri dubbi della vita pratica.
Vogliamo sapere come sostituire la batteria dell’automobile? Cerchiamo una video spiegazione su youtube.
Vogliamo conoscere il periodo nel quale visse un poeta? Inseriamo il nominativo in google ed otterremo istantaneamente le risposte.
Un esperto di internet, Evgeni Morozov, ha definito questo continuo cercare la soluzione sul web col termine «soluzionismo». Il soluzionismo rischia però di spegnere il cervello delle persone. Reperiamo una idea rapidamente ma così perdiamo l’abitudine a cercare di risolvere problemi.
Vorrei ora focalizzare l’attenzione sulla qualità dell’informazione.
Il lettore attento avrà notato che ad inizio testo, ho scritto «le informazioni SEMBRANO essere alla portata di tutti».
Riflettiamo. In rete possiamo trovare la risposta a tutto, anche a domande del tipo: «come diventare ricchi», «come trovare lavoro», ecc.
Mi sembra però che, anche con l’avvento di internet, i ricchi siano pochissimi e la disoccupazione rimanga una piaga sociale.
Ciò ci porta ad una considerazione: non tutte le informazioni sono reperibili on line, ed alcune preziose informazioni non sono gratis.
Il decano della sociologia, Franco Ferrarotti, ha intitolato un suo libro così: «Un popolo di frenetici informatissimi idioti». Il titolo già dovrebbe far pensare e consiglio la lettura.
Oggi la notizia è flash, le risposte dei motori di ricerca sono rapidissime, nessuno si ferma più a riflettere, ad approfondire quanto legge. Non si mette in dubbio quanto letto.
Si può leggere accettando tutto senza porsi domande circa la veridicità dell’informazione, senza chiedersi se una teoria possa essere solo una delle tante teorie, senza domandarsi quale sia l’autorevolezza di colui che sta scrivendo? Chiunque oggi può scrivere di tutto.
Con quale competenza? Con quale conoscenza della materia? In certi casi, quello che leggiamo sul web, non è firmato oppure viene firmato con uno pseudonimo. Da chi è stato scritto? Chiedereste una consulenza legale ad una persona che non ha studiato legge? O domandereste una diagnosi a chi non ha studiato medicina?
Eppure la gente sembra ragionare in questi termini: «se è scritto in internet è vero».
Ciò ha delle conseguenze.
Nella vita quotidiana mi imbatto a volte in persone che si sono diplomate o addirittura laureate eppure risultano essere degli ignoranti di ritorno, perché dopo gli studi hanno smesso di leggere o al massimo hanno letto testi di facile lettura di puro svago, libri scritti per comunicare sensazioni (paura, eccitazione, sgomento, ecc) ma che non lasciano nulla in termini di arricchimento personale. Solitamente sono soggetti che parlano solo di calcio, pettegolezzi, motori, sesso; utilizzano i social network per perdere tempo a scrivere banalità.
In parte possiamo dare la colpa alla scuola che spesso fa odiare i libri anziché apprezzarli, associando la lettura alla paura dell’interrogazione, del brutto voto, dell’ansia per l’esame.
La colpa principale resta l’ ovvietà, la superficialità. Un vero lettore è come un esploratore, ogni libro è un nuovo mondo da esplorare.
Alcuni si chiedono dove trovare il tempo per leggere, in un mondo così frenetico. Vi chiedo: quanto tempo può portarvi via leggere tre o quattro pagine prima di andare a dormire?
Volete più tempo per leggere? Provate a spegnere la televisione.
Arriviamo alla potenza della conoscenza.
Un libro può cambiare il mondo? Sì. Pensate a libri “sacri“, o agli effetti rivoluzionari dei libri degli Illuministi.
Un libro sull’arte della comunicazione potrebbe modificare i vostri rapporti con le persone.
Un buon libro sugli investimenti vi permetterebbe di migliorare le vostre economie.
Leggere un libro di storia o di archeologia potrebbe mettere in dubbio quello che avevate studiato a scuola. Le piramidi erano solo delle tombe? Machu Pitchu è stata creata da una popolazione che non conosceva la ruota? I padri del Risorgimento sono tutti eroi senza macchia e lungimiranti politici? Ci sono zone d’ombra nella storia del Novecento?
Lavoro e ho lavorato all’ufficio del Personale di varie aziende multinazionali e mi ha sempre stupito come non ci fosse uno stretto legame tra il voto di diploma/laurea e le performance lavorative.
In parte me lo spiego con l’attitudine al miglioramento continuo. Può capitare che uno studente medio abbia continuato a migliorarsi con corsi e letture, oltre ad apprendere dalla pratica, finendo per ottenere risultati migliori di ex compagni di scuola che, pur avendo avuto ottimi voti, hanno smesso di percorrere la strada dell’arricchimento continuo del proprio bagaglio di conoscenze.
Da tutto ciò traggo una conclusione importante: non bisogna mai smettere di leggere e soprattutto, cercare di selezionare libri di qualità, libri per pensare, non per passare il tempo o vivere un pò di suspense. Bisogna dare valore al proprio tempo, il tempo dedicato al miglioramento di sè stessi è un investimento.
Prima di salutarvi, riporto un aforisma di Biante, filoso greco vissuto tra il 600 e 530 a.c.:
«… Procurate, mentre siete giovani, di acquistare della sapienza; sarà questa l’unica vostra consolazione nella vecchiaia: voi non potete fare un migliore acquisto e questa è l’unica cosa il cui possesso sia certo, e che nessuno potrà rapirvi.»
Buone letture,
© Andrea Gandini – www.dottorgandini.it