L’Azienda Rete nell’era della dell’Industry 4.0
Internet è nata per esigenze militari. Era necessario un sistema di comunicazione che non si interrompesse se uno dei nodi della rete fosse stato distrutto.
Paradossalmente, il mondo militare, caratterizzato dalla gerarchia, ha creato un sistema reticolare.
Le cronache degli ultimi anni ci hanno mostrato la nascita di movimenti senza un capo, spesso aggregazioni spontanee di persone comunicanti tra loro tramite web. È stato ad esempio il caso del movimento Occupy, nel quale non vi era un leader ma semplicemente erano presenti degli influencer.
La rete sta cambiando il nostro modo di pensare, vivere e lavorare.
Quest’ultimo punto ed in particolare l’organizzazione del lavoro, è meritevole di una riflessione.
Siamo sempre stati abituati ad una organizzazione lavorativa a piramide, con un vertice ed una base. Nel corso degli ultimi due decenni, numerose riorganizzazioni aziendali hanno comportato uno schiacciamento della piramide, con il vertice sempre più vicino alla base.
Oggi, lavorando in team, con un gruppo di giovani consulenti, noto la tendenza ad aggregarsi pur lavorando geograficamente distanti, senza un capo, senza dirigenti, con videoriunioni, condivisione di fogli di lavoro e documenti, chat, email e telefonate. L’azienda non è più un luogo fisico.
Soci anziché lavoratori dipendenti. Divisione di utili al posto di stipendi. Il capitale sociale? I cervelli… spesso le idee e le competenze sono l’unico vero capitale di queste aziende smart, dove il sistema informativo è il sistema nervoso, la liquidità ne è il sangue.
Le idee nascono spontanee, in veloci fasi brainstorming. Il lavoro viene suddiviso, realizzato e poi verificato insieme a tutti i componenti del gruppo. Le caratteristiche di questa nuova tipologia di azienda sono condivisione, intelligenza collettiva e lavoro a distanza.
Queste tre caratteristiche, nell’era digitale e soprattutto nel mondo dell’industry 4.0, sono indispensabili per guadagnare col web.
Molte start up di oggi sono reti nella rete.
© Andrea Gandini – www.dottorgandini.it